Bloody Sunday
30 Gennaio 1972, Bloody Sunday
Il massacro conosciuto ormai come Bloody Sunday del 1972 è ricordato come uno degli eventi più cupi e sanguinosi in Irlanda del Nord, quando l’esercito britannico uccise a sangue freddo 13 manifestanti disarmati per le strade di Derry.
La marcia, organizzata dal movimento dei diritti civili in Nord Irlanda, voleva protestare contro l’internamento senza processo per i ribelli dell’IRA introdotto nell’agosto dell’anno precedente.
La marcia iniziò alle 14.45 di domenica 30 gennaio con circa 10.000 persone. L’itinerario era semplice: i manifestanti dovevano marciare da Bishop’s Field alla Guildhall nel centro della città. Quasi arrivati alla destinazione finale, la situazione degenerò.
L’esercitò sparò sulla folla ed uccise 13 manifestanti, un altro sarebbe morto in ospedale qualche giorno dopo.
Le vittime erano tutte di età compresa tra i diciassette e i quarantuno anni; tra i feriti c’erano un ragazzo di quindici anni.
L’esercito britannico sostenne sin dall’inizio che le truppe avevano risposto all’attacco dei manifestanti; i presenti alla manifestazione avevano invece un’altra versione dei fatti… lo videro come un omicidio a sangue freddo.
La situazione creò imbarazzo nel governo britannico tanto che il ministro dell’Interno il giorno seguente annunciò un’inchiesta ufficiale per indagare sulle circostanze della manifestazione.
Quest’inchiesta, guidata da Lord Widgery, esonerò l’esercito britannico rendendo colpevoli le vittime, suggerendo che queste ultime stavano maneggiato bombe e pistole quando l’esercito aveva aperto il fuoco.
I parenti dei defunti e la più ampia comunità nazionalista cominciarono a questo punto una campagna per una nuova inchiesta pubblica che fu infine concessa dal primo ministro Tony Blair solo nel 1998.
Questa nuova inchiesta, diretto da Lord Saville, la Bloody Sunday Inquiry impiegò 12 anni e terminò con un rapporto ufficiale nel 2010 stabilendo l’innocenza delle vittime di Derry. L’inchiesta pose responsabilità per quanto accaduto esclusivamente sull’esercito.
Fu solo più tardi che finalmente il primo ministro David Cameron definì le uccisioni “ingiustificate e ingiustificabili”.
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